Lo spinterogeno: a cosa serve? Questo elemento elettromeccanico ha avuto una importante funzione nell’accensione dei tradizionali motori a benzina. Tale tipologia di motori, lo ricordiamo, necessitano di una scintilla “comandata”, che inneschi la combustione e faccia partire il veicolo. Ma come funziona lo spinterogeno auto? Che differenza c’è tra quello tradizionale e quello elettronico? Quali forme di accensione alternative lo hanno sostituito?
Spinterogeno: come funziona
I motori a benzina tradizionali, dicevamo, necessitano di una scintilla – che viene generata dalla candela di accensione – al fine di innescare la combustione della miscela all’interno dei cilindri. Ma tale innesco, ovviamente, ha la necessità di essere pilotato. Il motore, in altre parole, deve partire quando lo voglio io. La funzione dello spinterogeno tradizionale è per l’appunto quella di inviare alla candela la tensione sufficiente ad innescare lo scoppio.
Le componenti dello spinterogeno
Due le componenti fondamentali dello spinterogeno:
- il ruttore: ossia un interruttore di corrente automatico, la cui funzione è quella di generare un’alta tensione elettrica in una particolare bobina;
- il distributore rotante, il cui compito è quello di trasferire la tensione accumulata alle candele, favorendo così l’innesco.
Lo spinterogeno auto, all’interno del vano motore, viene collegato all’albero a camme oppure direttamente all’albero motore.
Spinterogeno a carica induttiva
Lo spinterogeno tradizionale è detto “a carica induttiva”. L’apertura e la chiusura del ruttore, abbiamo visto, determina la generazione di alta tensione su una bobina ad esso collegata, la bobina di accensione. Di fatto, la bobina trasforma il basso voltaggio della batteria auto in un voltaggio decisamente elevato: circa 20.000/30.000 Volt. Va evidenziato che la bobina ha infatti due avvolgimenti: uno a basso ed uno ad alto voltaggio. Entrando un po’ nel dettaglio, responsabili – all’interno del ruttore – della trasformazione della tensione sono le cosiddette “puntine”, dei contatti la cui apertura fa interrompere il circuito a bassa tensione (primo avvolgimento), così da provocare una scarica ad alto voltaggio (secondo avvolgimento). E’ a questo punto che entra in gioco il distributore rotante, che trasferisce tale scarica alle candele. La funzione delle puntine riveste pertanto una importanza fondamentale: la loro usura è uno dei principali problemi di malfunzionamento dello spinterogeno tradizionale.
Spinterogeno elettronico
Ad ovviare ai problemi di usura delle puntine è intervenuta, in anni recenti, l’elettronica. Le puntine vengono infatti sostituite con contatti di altro tipo, elettronici, che comandano piccoli interruttori grado di provvedere a scaricare la tensione accumulata nella bobina sulle candele. Inutile dire che questo tipo di spinterogeno si è rivelato molto più preciso e meno usurabile di quello tradizionale.
Metodi di accensione alternativi: elettronica e digitale
Chiaramente, con il passare degli anni, l’elettronica ha di fatto sostituito tutte le altre parti meccaniche dello spinterogeno, tanto che attualmente esso non viene praticamente più installato. L’accensione elettronica, in essere già dagli anni Settanta, è inoltre, oggi, anche digitale. A controllare infatti tutti i parametri del motore è in genere un microprocessore, detto ECU (Engine Control Unit), che è ovviamente in grado di stabilire – con la massima precisione – quando inviare gli impulsi di accensione. L’ECU assolve in realtà anche altre funzioni, come ad esempio la regolazione dell’afflusso di carburante.