Comprare auto fuori Italia: convenienze e criticità
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Comprare auto fuori Italia: convenienze e criticità

Acquistare un veicolo nuovo comporta – per i più – la necessità di informarsi per risparmiare il più possibile. Oltre ai vari incentivi di Stato, che via via vengono proposti dal legislatore, una opzione interessante è provare a comprare auto fuori Italia. Ma quando conviene veramente? E quali difficoltà burocratiche si incontrano?

Dove comprare auto fuori Italia

Tra le varie possibilità di risparmio nell’acquisto di un veicolo, c’è senz’altro l’opzione estero. Comprare un’auto fuori dai confini del nostro paese può essere infatti conveniente, innanzitutto selezionando bene due variabili:

  • il paese presso il quale effettuare l’acquisto;
  • la marca e il modello da comperare.

Può sembrare una considerazione banale, ma è bene ricordare che il risparmio – nel comprare auto fuori Italia – è dato sostanzialmente dal fatto che il mezzo è acquistato direttamente laddove esso viene materialmente prodotto. Ed è anche altrettanto ovvio che i paesi da considerare debbono essere prevalentemente quelli europei, prossimi cioè ai nostri confini. Per intendersi: è anche possibile che una Nissan, nota marca giapponese, costi meno se comperata in Giappone. Ma come me la porto a casa?
Altrettanto importante è il modello di auto che si intende comperare. Alcune auto tedesche, ad esempio, non è detto che siano prodotte in Europa, pertanto sul prezzo finale del veicolo in Germania viene già calcolato un costo legato al trasporto. Scegliendo invece il modello giusto questo costo viene ovviamente meno.

Paesi esteri dove comprare auto

Tra i paesi più gettonati dove comprare un’auto c’è senz’altro la Germania. I prezzi dei veicoli tedeschi ivi prodotti (BMW, Mercedes, Audi, Volkswagen, etc.) sono in genere molto più bassi di quelli proposti in Italia. Inoltre, la comune moneta fa si che non impatti sull’acquisto alcun rischio cambio.

Nazionalizzazione di auto estera

L’auto acquistata all’estero prima o poi dovrà essere nazionalizzata. La procedura è di tipo burocratico. Può essere espletata direttamente dal cittadino o tramite agenzia specializzata. L’iter in autonomia prevede un passaggio preliminare presso gli uffici della Motorizzazione Civile, che dovrà verificare tutta la documentazione e le caratteristiche del mezzo. La Motorizzazione rilascerà la carta di circolazione ed una coppia di targhe. In seguito, potrà essere quindi richiesto il Documento Unico di Circolazione, una volta effettuata l’iscrizione del veicolo al PRA. La documentazione da presentare per il rilascio del DUC deve essere tutta redatta (o tradotta) in italiano e consiste sostanzialmente in:

  • documento di identità e del codice fiscale dell’intestatario; 
  • atto di vendita con firme autenticate;
  • Certificato di Conformità Europeo;
  • modello NP2D, redatto in ogni sua parte;
  • copia della carta di circolazione rilasciata dalla Motorizzazione.

Se l’auto proviene da un paese UE, Islanda, Lichtenstein o Norvegia, l’intestatario del mezzo può procedere alla nazionalizzazione tramite Sportello Telematico dell’Automobilista, un servizio ACI che – almeno sulla carta – dovrebbe agevolare le pratiche.

I costi e tempi di nazionalizzazione

I costi per nazionalizzare il veicolo estero sono composti da una parte fissa ed una variabile. Quelli fissi sono legati ad imposte, diritti ed emolumenti e ammontano a circa 250/300 euro a seconda della provincia di residenza. I costi variabili sono dipendenti invece dalla potenza e dimensione del veicolo (tra tali costi c’è anche quello relativo al rilascio targhe).
Molto più difficile è quantificare i tempi per la nazionalizzazione. E’ vero che – con la documentazione completa consegnata – l’iter dovrebbe concludersi, mediamente, entro tre giorni. Ma si tratta solo di una parte della procedura, che lascia fuori la verifica preliminare del veicolo da parte della Motorizzazione. E’ su questi tempi che è estremamente complesso fare pronostici.

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