Le auto Autobianchi
auto Autobianchi

Le auto Autobianchi

Forse non tutti sanno che il marchio Autobianchi, un tempo sinonimo di utilitarie alla moda, nacque come brand dedicato al mercato automobilistico della più antica fabbrica di biciclette del mondo, tutt’ora esistente: la nostra Fabbrica Italiana Velocipedi Edoardo Bianchi (1885). Siamo nel 1955, e le auto Autobianchi rappresentano, per la storica azienda di biciclette milanese, il tentativo di uscire fuori da una crisi abbastanza profonda, conseguente all’abbandono del mercato automobilistico durante la Seconda Guerra Mondiale. Già in precedenza, infatti, la Bianchi aveva realizzato numerosi veicoli a motore, sia auto che moto. Non è un caso che l’azienda, nel 1899, cambiò la propria denominazione proprio in Fabbrica Automobili e Velocipedi Edoardo Bianchi. E’ di quei primi anni avventurosi (1902) la straordinaria 8HP, un quadriciclo decisamente per benestanti. Il veicolo costava una cifra spropositata – in pratica, come diversi anni di stipendio – e tra i benefit inclusi annoverava addirittura l’invio di meccanici specializzati per le riparazioni a domicilio.

Bianchi 8HP – Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

Autobianchi: la nascita

Per risollevare le sorti della sezione auto dell’azienda milanese, la dirigenza decise di coinvolgere direttamente – in un progetto assai ambizioso – due colossi dell’automotive italiano: Fiat e Pirelli. La sinergia tra i tre partner avrebbe dovuto giovare ad ognuno di essi. L’idea di puntare sulla qualità tecnica – tipico marchio di fabbrica Bianchi – avrebbe impreziosito l’azienda torinese, fornendole un catalogo di veicoli piccoli ma di alta categoria. Pirelli avrebbe invece beneficiato di un consistente allargamento del proprio mercato. La Bianchi, infine, avrebbe avuto garantite tecnologia e meccaniche dalla Fiat a costi decisamente concorrenziali. E fu così che, l’11 gennaio 1955, venne siglato l’accordo fra i tre.
L’opera prima e più importante della nuova casa costruttrice fu la notissima trasformabile Bianchina, una tre volumi utilitaria ma considerata di lusso. L’apice della popolarità della vettura venne raggiunto grazie al cinema: è una Bianchina, infatti, la memorabile auto di Ugo Fantozzi.

Autobianchi Bianchina – Pmk58, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

Dalla prima versione trasformabile, del 1957, ne scaturirono col tempo altre quattro: la cabriolet, la familiare (giardinetta), la versione furgoncino e una berlinetta denominata semplicemente “4 posti“.

1958: l’Autobianchi non è più Bianchi

La joint venture tra Fiat, Pirelli e Bianchi si chiude però nel 1958, quando i milanesi decidono di dedicarsi esclusivamente alle due ruote: biciclette e motoveicoli. La popolarità di Autobianchi però non cessa, tanto che – nel 1963 – la casa automobilistica riesce a sfornare un piccolo gioiello: la Stellina, una spider totalmente in vetroresina a motore e trazione posteriore.

Autobianchi Stellina – Dinkum, CC0, via Wikimedia Commons

La Stellina non ebbe però il successo sperato, sia per il costo decisamente alto – un milione di lire dell’epoca – sia per lo scarso appeal che il vetroresina aveva all’epoca. Le due versioni prodotte fino al 1965, la base e la 800, contavano solamente 502 esemplari.

L’epoca FIAT

E’ del 1968 il passaggio integrale del brand Autobianchi alla casa automobilistica torinese. E proprio in quell’anno l’azienda lancia il restyling di una vecchia vettura in origine marchiata Fiat, l’Autobianchi Giardiniera.

Autobianchi Giardiniera – Thomas doerfer, CC BY 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by/3.0, via Wikimedia Commons

Di fatto, non si trattava altro che della Nuova 500 Giardiniera di pochi anni prima, con pochissime modifiche aggiunte. L’auto rimase in produzione sino al 1977.
Ma il grande successo Autobianchi lo ottenne poco tempo dopo, nel 1969, quando fu sostanzialmente costretta a ripensare lo stile dei propri veicoli – tutti più o meno disegnati sulla base della Bianchina, ormai datata – introducendo un design completamente nuovo, quello dell’A112.

Autobianchi A112 – Corvettec6r, CC0, via Wikimedia Commons

La novità era in realtà solo relativa. E’ evidente che il modello riprende lo stile di una utilitaria anglo-italiana assai in voga a cavallo tra i Sessanta ed i Settanta, la Mini Innocenti. L’auto rimase in produzione sino al 1986, dando vita a ben otto serie successive.

    RICERCA PLUS


    Scrivici Città, Regioni, esigenze particolari: