Audi Quattro: Storia e Prestazioni della Iconica 4x4"
Audi quattro

Audi Quattro

L’Audi quattro è stata una coupé prodotta da Audi tra il 1980 e il 1991, famosa per essere stata la prima auto europea di serie con trazione integrale su tutte e quattro le ruote.

Origini Audi Quattro

Il progetto ha avuto inizio nel febbraio 1977, ideato da Jörg Bensinger, responsabile telai Audi, e supervisionato da Ferdinand Piëch, direttore tecnico. Durante test in Finlandia, Bensinger notò che le berline tradizionali a trazione anteriore erano svantaggiate rispetto al fuoristrada Iltis. Questo portò all’idea di adottare la trazione integrale per migliorare maneggevolezza e aderenza, in particolare su superfici scivolose.

Questa innovazione, sebbene non nuova (modelli come la Jensen Interceptor FF e la Subaru Leone AWD già l’avevano), era poco diffusa in Europa. La decisione della FIA di ammettere auto a trazione integrale al campionato del mondo Rally ha accelerato lo sviluppo del progetto.

Inizialmente, Bensinger voleva applicare la trazione integrale su un modello esistente, ma Piëch propose di creare un’auto nuova. Nel 1977 iniziò il progetto EA 262 per la produzione su larga scala di auto a trazione integrale. Il budget limitato ha reso difficile lo sviluppo e si è cercato di utilizzare al massimo le risorse esistenti. Nel 1977, Bensinger e Treser realizzarono il prototipo A1 quattro 80, basato sull’Audi 80, con trasmissione dalla Iltis e sospensioni dall’Audi 200.

Tuttavia, i test dimostrarono problemi di trasmissione e vibrazioni. Nedvidek e Tengler furono incaricati di sviluppare un nuovo sistema di trazione più efficiente. Nel 1978, con un nuovo prototipo testato a Hockenheim, l’Audi quattro si dimostrò competitiva rispetto a una Porsche 928. Successivamente, un intercooler fu installato per prevenire surriscaldamenti. I test confermarono il potenziale della vettura, portando alla sua continua produzione.

Rimaneva il problema di rendere il sistema di trazione integrale più leggero e compatto, dopo aver confermato l’efficacia del differenziale centrale su una vettura ad alte prestazioni. Il differenziale centrale venne derivato dall’Audi 50 e l’ingegner Nedvedek ideò una soluzione ingegnosa per un sistema compatto e leggero. Con il prototipo quasi definitivo, nel 1979 si svolsero ulteriori test, con il pilota di rally Hannu Mikkola rimanendo impressionato.

Le linee della vettura, basate sull’Audi Coupé, stavano prendendo forma. Treser propose il nome “quattro”, sottolineando la tecnologia avanzata, mentre un’alternativa, “Carat”, fu scartata per evitare confusioni con un profumo. Quattro divenne il nome definitivo.

Debutto Commerciale Audi Quattro

La Audi quattro fece il suo debutto al Salone di Ginevra del 1980, catturando l’attenzione del pubblico e della stampa. Solo pochi giornalisti ebbero l’opportunità di provare la vettura, dato che furono prodotti solo ventiquattro esemplari di preserie destinati agli stand e alla stampa.

Stile Audi Quattro

Disegnata da Martin Smith, la quattro mantenne lo stile dell’Audi Coupé, con alcune modifiche per esaltare il lato tecnico. Gli aggiornamenti estetici includono passaruota allargati per contenere le ruote, paraurti in poliuretano più aggressivi e uno spoiler posteriore. All’interno, sedili sportivi e una plancia simile alla Audi 80. Tuttavia, mancavano alcune funzionalità, come il termometro dell’acqua. Le prime quattro erano dotate di leve per il blocco dei differenziali centrale e posteriore.

Tecnica Audi Quattro

La Coupé GT veniva modificata presso la Baur di Stoccarda per adattare il pianale alla trasmissione posteriore, poi completata ad Ingolstadt. Le sospensioni, derivanti da altri modelli Audi, erano indipendenti su tutte e quattro le ruote. Il motore era un 5 cilindri in linea sovralimentato, montato anteriormente e collegato a un cambio manuale a 5 marce. La trazione integrale permanente con tre differenziali era il punto di forza. Nonostante il prezzo elevato, la produzione iniziale superò le aspettative, ponendo le basi per il successo commerciale e l’omologazione nel mondiale rally.

Evoluzione Audi Quattro

Nonostante l’iniziale produzione quasi artigianale e un prezzo alto, le vendite furono soddisfacenti, spingendo ad aumentare la produzione per l’omologazione nel rally. La carriera commerciale si suddivise in tre serie, identificate dalle sigle WR, MB ed RR.

La Serie WR Audi Quattro (1981-1987)

Le prime Audi quattro, conosciute internamente come Serie WR, sono suddivise in tre fasi. La prima fase, identificata semplicemente come WR, presentava un frontale con fari sdoppiati simile alla Audi 200 e un sistema di controllo dei differenziali con levette. Questo sistema, considerato grezzo e rumoroso, fu sostituito rapidamente da comandi a depressione con tasti di bloccaggio in controfase e commutatori, implementato già nella prima serie WR.

La seconda fase, denominata WR II, debuttò nell’agosto del 1982, caratterizzandosi per un frontale con fari integrali rettangolari simili a quelli della Audi 90. All’interno, la strumentazione diventò elettroluminescente, con un cruscotto digitale dotato di computer di bordo.

Nel dicembre del 1983, il cruscotto fu aggiornato con interruttori supplementari e i sedili furono rivestiti in tweed con inserti in pelle. La meccanica subì modifiche con una nuova rapportatura del cambio, sospensioni riviste e pneumatici maggiorati. L’ABS divenne di serie.

La terza fase, WR III, introdotta nell’agosto del 1984, presentava lievi modifiche al frontale con fari leggermente inclinati e un logo anteriore più grande. I fari posteriori diventarono bruniti e lo spoiler posteriore venne verniciato nella stessa tinta della carrozzeria. Internamente, una nuova strumentazione verde integrava il termometro olio e il voltmetro a led. Questa serie rimase in produzione per circa tre anni.

La Serie MB Audi Quattro (1987-1989)

Nel 1987, la cilindrata del motore aumentò leggermente a 2226 cm³, con aggiornamenti significativi come una nuova testata, nuovi iniettori e punterie idrauliche. L’introduzione del differenziale autobloccante Torsen migliorò la trazione, distribuendo automaticamente la coppia alle ruote con maggiore aderenza. Esternamente, comparvero nuove scritte identificative sul posteriore. All’interno, il cruscotto si illuminava in rosso e il sedile anteriore passeggero divenne regolabile in altezza.

La Serie RR Audi Quattro (1989-1991)

La Serie RR, introdotta nel 1989, presentava un motore da 2226 cm³ con una nuova testata a 4 valvole per cilindro e doppio catalizzatore, erogando 220 cavalli. Internamente, vi furono nuovi rivestimenti e un nuovo volante, mentre esternamente si distinguette per lo scarico a due terminali e l’assenza di scritte sul posteriore.

La produzione della Audi quattro cessò nel 1991, con un totale di 11.452 esemplari costruiti. Nonostante non ci siano stati cambiamenti nel nome commerciale dell’auto, ad eccezione della versione 20v, le diverse varianti vengono comunemente distinte utilizzando il codice del motore: WR per la versione originale, MB per il motore da 2.226 cm³ e RR per la versione a venti valvole.

Per i mercati nordamericano, svizzero e giapponese, il motore da 2144 cm³ fu prodotto in una versione depotenziata a 160 CV (codice WX) per rispettare le norme anti-inquinamento più rigide.

Il nome “quattro” è diventato un marchio distintivo per Audi. Inizialmente designata come Typ 85, la vettura fu ribattezzata per evidenziare la sua caratteristica principale, la trazione integrale. Nonostante la proposta del nome Carat, fu Walter Treser a suggerire “quattro”, ispirato dal sistema di trazione integrale della Jeep chiamato Quadra-trac.

Audi ha esteso l’uso del marchio “quattro” ad altre vetture della gamma, identificandole con il suffisso “quattro” dopo il nome del modello. Questa strategia ha reso la trazione integrale una peculiarità tecnica e commerciale distintiva per Audi.

Nel 1983, Audi fondò la divisione quattro GmbH a Neckarsulm, dedicata alla progettazione, sviluppo e costruzione delle versioni sportive della gamma Audi, come i modelli R ed RS, oltre a occuparsi di accessori e merchandising. La società, inizialmente chiamata quattro GmbH, è stata rinominata Audi Sport GmbH alla fine del 2016.

Concept car Audi Quattro

Per celebrare il 30º anniversario della Audi quattro, nel 2010 all’Auto Show di Parigi fu presentata la Audi quattro concept, costruita sulla base della RS5. Montava un motore cinque cilindri TFSI da 2,5 litri e 402 CV, cambio manuale a sei rapporti e sesta generazione della trazione integrale quattro. Contrariamente alla RS5, era una vettura a due posti. Se ne prevedeva una piccola produzione, ma il progetto fu interrotto nel 2012, rimanendo allo stadio di prototipo.

Nel 2013, al Salone di Francoforte, venne presentata la Audi Sport quattro Concept, ibrida, in occasione dell’anniversario della Sport quattro. Un’altra versione, chiamata Laserlight concept, mostrava un nuovo sistema di illuminazione basato su diodi laser al Consumer Electronics Show di Las Vegas nel 2015.

Attività sportiva Audi Quattro

La Audi quattro fu progettata principalmente per il campionato mondiale rally, debuttando come vettura sperimentale nel Janner Rally in Austria nel 1980. Il suo ingresso ufficiale nel mondiale rally avvenne al Rally di Montecarlo nel gennaio 1981, guidata da Hannu Mikkola e Michèle Mouton. Nonostante alcuni problemi tecnici, la vettura ottenne successo nel Rally di Svezia, con Mikkola vincitore. Nel 1981, la quattro conquistò tre vittorie e si classificò terza nel campionato costruttori.

Nel 1982, con Mouton, Mikkola e Stig Blomqvist al volante, le Audi quattro dominarono il campionato, vincendo sette gare su dodici e assicurandosi il titolo costruttori. Queste vetture furono le ultime ad essere omologate nel Gruppo 4, in quanto l’anno successivo sarebbero passate al Gruppo B, caratterizzato da vetture più potenti e leggere.

Audi quattro A1

Nel 1983, con l’avvento del nuovo regolamento tecnico, Audi presentò la quattro nel gruppo B, introducendo la quattro A1. La cilindrata del motore fu ridotta da 2144 a 2109 cm³ per motivi di omologazione, grazie a modifiche all’albero motore. Le modifiche apportate al motore portarono a un aumento di circa 20 CV di potenza, mentre le auto beneficiarono di passaruota più larghi e differenti rapporti di cambio. In alcune gare venne anche aggiunto uno spoiler posteriore maggiorato per alloggiare il radiatore dell’olio.

I piloti erano Hannu Mikkola e Michèle Mouton, mentre Stig Blomqvist gareggiava con un’Audi 80 quattro preparata. La quattro A1 partecipò solo alle prime quattro gare, vincendone due (entrambe grazie a Mikkola). In una di queste gare, il Rally di Portogallo, Michèle Mouton ottenne un secondo posto.

Audi quattro A2

La A1 fu sostituita definitivamente dalla quattro A2 nella quinta gara del campionato 1983. Esternamente simile, la A2 si differenziava per l’aggiunta di prese d’aria di raffreddamento per i freni. Il motore adottò un nuovo blocco in alluminio con cilindrata portata a 2135 cm³ per rispettare i requisiti del regolamento. Questo permise alla vettura di rientrare in una classe di peso inferiore. Le prestazioni del motore aumentarono, con una potenza compresa tra i 360 e i 400 CV.

I piloti rimasero gli stessi, con Mikkola, Mouton e Blomqvist al volante delle A2. Nonostante alcune difficoltà iniziali, Mikkola vinse altre gare, diventando campione del mondo, mentre la Audi ottenne il secondo posto nel campionato costruttori.

Nel 1984, Audi schierò quattro auto ufficiali, incluso Walter Röhrl, e ottenne otto vittorie, vincendo entrambi i titoli mondiali. Anche se una vittoria fu ottenuta con la nuova Sport quattro, i punti per il campionato costruttori furono accumulati dalla A2. Quest’ultima fu ritirata l’anno successivo in favore della Sport quattro.

Sport quattro

Nel 1984, per rispondere alla crescente competitività dei rivali, Audi introdusse la Sport quattro, con passo accorciato e carrozzeria in materiale composito. Il motore, una versione evoluta del precedente, erogava 306 CV già nella versione omologata. La Sport quattro fu destinata esclusivamente alle competizioni e la sua produzione terminò nel 1986, con soli 224 esemplari costruiti.

Di Abehn – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16622748

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